La sicurezza sul lavoro è certamente uno dei temi di maggiore importanza e rilevanza per tutti i lavoratori e imprenditori, in quanto una persona sicura è un individuo felice e in grado di relazionarsi sia con singoli che con gruppi di persone.
E quando il lavoro diventa sicuro cresce automaticamente il benessere, e di conseguenza la produttività dell’intera azienda.
Lavorare, quindi, in un ambiente sicuro significa operare in condizioni dove non vi è la presenza di pericoli e dove i rischi vengono ampliamente limitati.
Ma, da chi viene tutelata la salute e la sicurezza dei lavoratori nel nostro paese?
Dal Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro (TUSL), ovvero un documento nel quale sono raccolte diverse disposizioni precedenti in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, determinando non solo gli strumenti e le procedure necessarie a ridurre i rischi lavorativi ma anche le responsabilità.
Inoltre, nel TSUL viene fatta una distinzione tra Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) e abbigliamento da lavoro ordinari.
Nel primo caso, ovvero i DPI, fanno parte quelle attrezzature realizzate con lo scopo di proteggere il lavoratore da possibili rischi che potrebbero compromettere la sua salute o sicurezza durante le ore lavorative, mentre gli indumenti da lavoro ordinario presentano una maggiore valenza estetica, adibita al confort e alla promozione dell’immagine aziendale.
In Europa, invece, il Regolamento UE 2016/425 identifica tre categorie ben distinte di DPI, le quali vengono classificate in base all’entità del rischio che devono prevenire, ovvero:
- DPI di I livello: vengono usati per proteggere l’individuo da minimi rischi, e la loro conformità viene valutata mediante un’autocertificazione;
- DPI di II livello: vengono impiegati per proteggere l’individuo da specifici rischi, e la loro conformità viene valutata mediante un ente esterno;
- DPI di III livello: sono utilizzati come protezione da rischi di morte e danni irreversibili, e la loro conformità viene valutata mediante un ente esterno.
Queste ultime due categorie, inoltre, devono presentare una Nota Informativa nella quale viene spiegato come usare i DPI, come pulirli e mantenerli nel tempo.
Ma, se desideri saperne di più continua la lettura di questo articolo perché ora ti spiegherò perché è importante la manutenzione dei DPI e con quale frequenza possono essere lavati.
Abbigliamento protettivo: perché è importante la manutenzione dei DPI?
Secondo la legge: “Il datore di lavoro ha la responsabilità di eseguire una corretta valutazione dei rischi, della scelta dei DPI idonei e del loro mantenimento, in condizioni di massima igiene”.
E per far sì che ciò accada, è necessario affidarsi ad un servizio di lavanderia industriale, in quanto sono specialisti nella pulizia e manutenzione degli indumenti da lavoro.
Infatti, la procedura di ripristino igienico, controllo e manutenzione dev’essere approvata da un ente certificato, il quale verificherà che:
- Il lavaggio adottato sia in grado di ridurre il livello di biocontaminazione nei limiti previsti dalla normativa specifica;
- Le attività impiegate per il controllo strumentale dei parametri specifici dei DPI possano essere riproducibili ed effettuate mediante l’uso di apparecchiature tarate e mantenute;
- Le operazioni attuate mantengano inalterate le caratteristiche tecniche dei DPI.
Ma, con quale frequenza i DPI possono essere lavati? Scopriamolo insieme…
Con quale frequenza si possono lavare i DPI?
Se all’interno della Nota Informativa non sono riportate indicazioni specifiche del produttore, i DPI tessili possono essere sottoposti ad un massimo di 5 cicli di trattamento.
E una volta superato tale numero di lavaggi le prestazioni dei DPI non saranno garantite, per cui i dispositivi dovranno essere controllati e se non conformi riparati o altrimenti scartati.
Ma, come viene eseguito un ciclo di lavaggio dei DPI?
In questo caso, il produttore dovrà fornire tutte le informazioni necessarie nella Nota Informativa, e soprattutto:
- Temperatura, asciugatura e metodo di lavaggio;
- Operazioni da eseguire prima del lavaggio;
- Quali detergenti o additivi impiegare.
Per quanto riguarda l’ultimo punto, le linee guida internazionali del SUCAM (selection, use, care and maintenance) specificano che sono ammessi solo prodotti le cui caratteristiche antiallergiche e non cancerogene siano testate e certificate.
Se desideri saperne di più sull’abbigliamento protettivo leggi l’articolo: “Protezioni per l’uso di una motosega: una panoramica”
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